lemmling-Simple-cartoon-sheep-2 from OpenClipart.org

Scopriamo i contenuti copiati – MCCPost

Come avevo promesso troppo tempo fa, oggi ho pubblicato su MCCPost.com un articolo sugli strumenti per verificare se nei nostri lavori esistono contenuti copiati.

Qualche idea

Uno dei possibili usi di queste risorse, naturalmente, è quello di controllare se qualcuno ha copiato indebitamente, o ha preso un po’ troppa ispirazione, dai nostri lavori, tuttavia l’uso di strumenti di questo tipo sono molti, nel mio caso per esempio mostrano la loro utilità sia nel campo del content marketing sia in quello dell’insegnamento. Questi sono gli usi che ne faccio ma, naturalmente, non è un elenco esaustivo.

  • Docenza, insegnamento, formazione: se assegniamo agli allievi ricerche, articoli o domande a risposta aperta durante le verifiche, questi strumenti ci permettono di verificare rapidamente se qualcuno ha semplicemente aperto Internet e fatto un copiaincolla, invece di metterci del suo, e prendere i provvedimenti del caso. Io scoraggio sempre l’uso di contenuti copiati, specificando durante le verifiche che effettuerò questo tipo di controlli. Visto che non amo chi ricorre a scorciatoie, di solito lo comunico verso la metà dei lavori e controllo le reazioni. Quelli che cambiano colore o iniziano a guardarsi intorno nervosamente ci stavano provando.
  • Content marketing: esiste qualcosa di più avvilente di un testo copiaincollato da un professionista? Quando i miei clienti mi chi chiedono consulenze su lavori preesistenti, una delle prime cose che faccio nel controllo qualità è proprio verificare se esistono contenuti copiati e quali. Di solito propongo al cliente di farlo insieme, o in collaborazione con i suoi responsabili, spiegando perché è male e perché il mio lavoro di creatore di contenuti è importante, anche per una questione di immagine.
  • Content marketing: quando siamo in condizione di lavorare bene, può essere utile anche controllare i nostri contenuti. Per quanto ci sforziamo di essere originali infatti, ci sono locuzioni, frasi e modi di dire che ciascuno di noi usa spesso, anche involontariamente, e che a lungo andare possono farci sembrare uguali a chiunque altro, oltre che a noi stessi. Un rapido controllo ci permette di verificare se ne stiamo abusando.

Queste sono solo alcune idee, ma il controllo dei contenuti copiati e degli eventuali plagi può essere applicato in altri campi, per esempio anche nella creazione di testi promozionali o per controllare le citazioni più lunghe e complesse.

Contenuti copiati e controlli rapidi

Qualcuno si chiederà se Google o gli altri motori di ricerca non siano in grado di svolgere lo stesso lavoro. Naturalmente si, ma utilizzare uno strumento più verticale, come sempre, snellisce il lavoro, permettendoci sia di fare un controllo sul plagio o sulla copia più approfondito, sia di risparmiare tempo per altre attività.

E tutti sappiamo quanto il nostro tempo sia prezioso…

Content Marketing – il caso Playboy

Un interessante articolo su Clickz.com parla del nuovo approccio della testata online al content marketing, per sfruttare al meglio la forza del loro brand.

Perché ho scelto proprio Playboy e il sito playboy.com per parlarne oggi è piuttosto semplice. Prima di tutto perché ci racconta di come anche i marchi più forti e famosi debbano trattare molto seriamente alcuni temi, fra cui appunto la gestione dei contenuti. Poi, naturalmente, perché Playboy fa parte dell’immaginario collettivo. Basta dire: Conigliette. Il video, naturalmente, è in fondo all’articolo (altrimenti vi fermate tutti qui, ci siamo capiti…).
Ma chiunque sia stato adolescente in un qualsiasi momento dal dopoguerra a oggi sa che Playboy significa molto di più: vita notturna, feste, muscle car, e così via. Insomma, tutto quello che si trova in un qualunque college movie americano, solo, più grande, più esagerato e vietato ai minori.
Ferma tutto.
Perché il colpo di genio è proprio qui: il nuovo sito di playboy, lanciato nel 2014, è safe for work: tutti i contenuti sono stati rivisti in un ottica PG-13, cioè visibili dai 13 anni in su secondo le leggi americane. Quindi, niente più nudità, almeno sul sito.
Risultato: +258 per-maledetto-cento di incremento sul traffico, di cui il 70% da mobile.
Come? Naturalmente lavorando moltissimo sul content marketing, rielaborando i contenuti nel sito in un’ottica ammiccante ma meno esplicita, e unendo la forza del marchio Playboy e la tradizione che rappresenta ai nuovi temi caldi: videogiochi, cibo, gadget e così via, ma non solo.
Portando la forza del suo marchio in nuovi settori, con collaborazioni importanti e, ovviamente, una valanga di materiale, soprattutto immagini e video. L’articolo originale parla di una collaborazione con Stoli Vodka, ma quella che colpisce è con Red Bull: ecco finalmente il video (e le conigliette):
[youtube https://www.youtube.com/watch?t=52&v=7KPU7DWRe1Y]
Bevande energetiche, sport estremi, ragazze in bikini. Vediamo quanti accessi guadagno con questi tag ;)
Insomma, anche le aziende con l’immagine più “spensierata”, quando prendono il content marketing, inteso anche come strategia di gestione della comunicazione, in modo sistematico, con un metodo e un piano, ottengono risultati incredibili.
Ricordiamoci sempre di cosa insegna l’Hagakure:
Tra le massime scolpite sul muro del signore di Naosihge c’era questa:
le questioni di maggiore gravità vanno trattate con leggerezza.
Il maestro Ittei commentò:
le questioni di minore gravità vanno trattate seriamente.
 
Come dimostra anche questa slide, dall’articolo orginale:
Dalla slide della presentazione della nuova strategia

Misurare il successo secondo Playboy

E che di fatto  è una delle affermazioni più oneste che abbia visto rappresentate da un esperto di content marketing.
Insomma, è arrivato il momento di prendere questa disciplina sul serio: il Content Marketing non è solo scrivere contenuti o creare ottimi testi copy. E’ a tutti gli effetti una strategia, che, se necessario, può far cambiare radicalmente la politica di pubblicazione di un impero come Playboy. E vincere. Ricordiamoci:
+258 per-maledetto-cento.
Alla prossima.
 
Open Humans Network

Umani Open Source per la ricerca – MCCPost

Ieri ho scritto per MCCPost un articolo un po’ fuori dagli schemi, in cui affronto un argomento attuale e controverso: il connubio fra tecnologia, medicina e ricerca. Potete trovare i dettagli nell’articolo, ma la sostanza è che Open Humans Network, una neonata fondazione, permette a qualsiasi cittadino statunitense di donare alla scienza i propri dati medici, rinunciando a una parte della propria privacy a vantaggio della ricerca.

Certo, ci cono decine di interrogativi, in particolare sul tipo di verifica che verrà fatto sulle credenziali dei ricercatori che chiedono di utilizzare questi dati, e sul rigore scientifico con cui verranno raccolti. Il secondo però è un problema di tutti i sistemi di raccolta diffusa, è già stato sollevato anche per ResearchKit di Apple.

Rimane però un punto, importante: quanto la tecnologia, anche quella che usiamo quotidianamente, può aiutare la scienza in generale e quella medica in particolare?

Moltissimo. Ma ci vogliono le giuste competenze. Per il momento, almeno a leggere quello che accade nella “mia” rete, sembrano essersene accorti più gli esperti di tecnologia che quelli di medicina. Prima di tutto, probabilmente, perché conosciamo meglio le potenzialità degli oggetti che usiamo ogni giorno, poi perché sappiamo perfettamente che la tecnologia non è solo un fastidio innestato a forza nelle procedure quotidiane che funzionavano benissimo con la carta. Infine, perché un appassionato di tecnologia non è passato attraverso gli anni ’90 senza aver ascoltato almeno una volta la voce della sirena della cultura Cyberpunk.

Tornando a noi, ci vogliono le giuste competenze. Che non possono e non devono essere solo quelle tecnologiche. Come amo ripetere anche durante i miei corsi, Il Digitale deve offrire soluzioni, non creare problemi. Vale anche per la tecnologia in generale, ma purtroppo, quello di “lasciar fare agli informatici” è un vizio piuttosto diffuso nel nostro ambiente, che spesso ha portato più problemi che soluzioni. Interfacce inusabili, comunicazione assente, valore aggiunto imperscrutabile, sono tutti difetti che hanno portato al problema di cui sopra, cioè la scarsa adozione della tecnologia, proprio negli ambienti in cui, forse, servirebbe di più.

Chissà se l’attenzione sollevata da iniziative come questa porterà, finalmente, a un dialogo costruttivo fra il Digitale, che deve essere uno strumento, e la ricerca, che in questo caso è il fine. Medicina, è il momento di fare la tua mossa.

Social plugin by Crowdfavorite

Social Plugin Mailchimp e il problema dei titoli

Quando ho aperto questo blog, ho deciso che sarebbe stato anche un luogo di esperimenti. Questo è uno di quelli e riguarda il Social plugin di Crowdfavorite, promosso da Mailchimp.

Long story short, è l’ennesimo plugin di condivisione automatica. Funziona con Facebook e Twitter, non con gli altri canali, ma ha una feature aggiuntiva molto interessante, cioè quella di permettere di trasportare le interazioni dei di questi due social media all’interno dei commenti su WordPress.

Un modo molto comodo, per chi si occupa di contenuti, di riversare un po’ di user generated content anche nel proprio sito. In effetti, ma chi mi conosce sa come la penso, uno dei drammi del content marketing oggi è che tutte le interazioni che avvengono sui social sono praticamente consegnate all’oblio, e Social risolve, almeno in parte il problema. E che io sappia, al momento è l’unico a riuscirci, riversando realmente i contenuti, anche se è piuttosto datato.

Se e quando funziona.

Perché in effetti ha qualche piccolo problema, che sto cercando di tracciare (e questo post mi aiuterà nello scopo, per cui è possibile che lo commenti io stesso, con buona pace delle regole non scritte del social media marketing).

Il primo articolo che ho postato usando questo strumento ha avuto un po’ di interazioni, ma nessuna è visibile qui. Un primo problema, sembra essere la presenza di caratteri speciali nel titolo. Quello originale infatti era Contenuti copiati – Finalmente è successo anche a me!, ma a quanto pare leggendo i log, il parser non ha gradito i caratteri speciali, prima sostituendoli con qualcosa di buffo:

[SOCIAL - 2015-03-18 17:03:15 - 2.112.210.178] Current accounts: Array
......
[created_at] => Wed Mar 18 12:17:13 +0000 2015
[id] => 578168275147816960
[id_str] => 578168275147816960
[text] => Contenuti copiati - Finalmente è successo anche a me!: Ebbene si, finalmente hanno copiato qualcuno dei miei testi... http://t.co/cQSpNkmYGM
[source] => Social Proxy by Mailchimp
[truncated] => 0
[retweet_count] => 0
[favorite_count] => 0
[entities] => Array

Il che probabilmente lo disallinea dall’URL generato da WordPress:

[0] => https://www.ilkappa.com/?p=23
[1] => http://wp.me/p4mNUK-n
[2] => https://www.ilkappa.com/contenuti-copiati-finalmente-e-successo-anche-a-me/

Quindi un primo problema sembra essere legato ai caratteri speciali.

Eppure, con un altro articolo (Il Content Marketing nel 2015?) Il problema si è ripresentato, anche togliendo i caratteri speciali dal titolo prima del parsing.

Ora, ho notato che il plugin tende a “perdere” la connessione a Facebook, che deve essere effettuata dalle Impostazioni dell’utente in WordPress una volta installato il plugin, ed è necessario ripetere l’accesso. Questo post servirà proprio a tenere traccia anche di questo problema, e lo aggiornerò con gli eventuali risultati.

Appena riesco a domare il plugin ;)

2015 Content Marketing Tactics and Technology Study screenshot

Il Content Marketing nel 2015?

Il Content Marketing, nel campo del web marketing, è la “big thing” del 2015, un po’ come lo è stato lo Storytelling lo scorso anno. Mode e costumi a parte, la sostanza, il punto zero di questo tipo di marketing, è in realtà molto semplice. Alle persone piace leggere contenuti di qualità, che siano interessanti e coinvolgenti e possibilmente non scopiazzati da Wikipedia o da altrove.

Banale? Forse. Ma se leggete lo studio di Curata riportato ieri da Ninja Marketing vedrete come in realtà il Content Marketing si sta consolidando sempre più come una disciplina importante e irrinunciabile. Come accade spesso con questo tipo di ricerche, molti dati confermano quello che è il “sentire” degli specialisti del settore, per esempio il fatto che nel 2015 tre quarti delle compagnie aumenteranno l’investimento nel content marketing, e poco più del 70% producono più contenuti dello scorso anno.

Una nuova corsa all’oro per chi si occupa di marketing e sta cercando un nuovo modo per promuovere i propri clienti? Con calma: il campione utilizzato per la ricerca è costituito per il 52.2% da aziende con ricavi al di sotto dei 10 milioni di dollari, per il 27.3% fra i 10 e i 100 milioni di dollari, per il 9% fra 100 milioni e 1 miliardo e per l’11,5% al di sopra di 1 miliardo di dollari. Con un campione di questo tipo, non stupisce che il 49% delle aziende abbia un responsabile esecutivo per il content marketing. Credibilmente, ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che le statistiche proposte siano applicabili al mainstream.

Comunque, alcuni dei consigli che lo studio fornisce, sono molto interessanti, ne cito due fra tutti (ma se vi interessa l’argomento, scaricate gratuitamente una copia dell’ebook, basta compilare il form nella pagina linkata poco sopra).

La prima, per quanto possa sembrare scontato, è che un buon content marketing, è basato su contenuti di qualità (o curati, come in Curated content nel testo).

La seconda, la riporto testualmente: Build your Owned Media, yet tap into Earned & Paid Media, cioè, a senso: Costruisci il tuo media di proprietà, attingendo dalle coperture e dalle campagne a pagamento. Mi suona molto come una certa Back to home strategy

Niente di nuovo sotto il sole, insomma, solo qualche conferma: il content marketing è in evoluzione, nella percezione delle (grandi?) aziende. Ma le regole per farlo bene producendo contenuti di qualità sono le solite: saper ascoltare, essere attenti, conoscere la realtà, saper scrivere.

Semplice, no?

illustrazione di schermo con lucchetto

Recuperare le Password dimenticate – MCCPost

Per MCCPost.com oggi ho scritto una guida sul recupero delle password dimenticate attraverso il salvataggio automatico dei browser. Un’operazione immediata per gli esperti, che però può salvare tempo e sforzi a chi è agli inizi della sua vita digitale.

Fra i tipi di contenuti che creo, le guide o tutorial sono fra i miei preferiti, per diversi motivi.

Prima di tutto, perché sono una delle forme più dirette di divulgazione: hai un problema, trovi la soluzione. Facile, rapido. Poi perché circostanziare un problema e fornire le istruzioni per risolverlo da zero in tre minuti è un’ottimo esercizio per chi fa divulgazione per lavoro. Spesso gli spunti per le guide arrivano proprio dalle domande dei miei allievi, e, viceversa, quello che mi viene commissionato come tutorial diventa un’ottimo spunto per le lezioni, quando la rigidità di programmi come ECDL lo permette.

Infine, l’aspetto strategico non è da sottovalutare. Le guide sono una forma di content marketing potentissima: rispondono a necessità reali e dimostrano meglio di molte altre la competenza nel campo che vogliamo coprire. Inoltre, visto che molti problemi si manifestano ciclicamente, hanno una vita lunghissima (ne parlerò in un prossimo articolo) molto maggiore per esempio dell’attualità o dei contenuti creati sull’onda delle mode. Per questo motivo, quando è fattibile, consiglio a chi mi affida la gestione del proprio content marketing di includerli nel progetto. E spesso funziona!

Ultima postilla: visto che per me sono un’ottimo spunto di conversazione, se avete qualche problema da risolvere, scrivetemi ! Se è tecnicamente possibile, vi risponderò sotto forma di tutorial, qui o altrove ;)

 

Magic the Gathering - Clone

Contenuti copiati – Finalmente è successo anche a me!

Ebbene si, finalmente hanno copiato qualcuno dei miei testi!

Chi si occupa di content marketing, gestione dei contenuti, copywriting e così via, in genere ha o ha avuto dentro di sé uno degli spiriti più difficili con cui convivere, cioè quello dello scrittore. Che un personaggio controverso, tipicamente. Perché da un lato quando ti copiano è piuttosto fastidioso, dall’altro è quasi lusinghiero. In fondo, per chi crea contenuti editoriali, in generale scrive, o in generale crea qualcosa, essere imitati e copiati è quasi un punto di arrivo. Anche quando chi lo fa ha fatto il furbetto.

Ho scoperto la cosa completamente per caso, mentre stavo preparando un articolo per MCCPost (che pubblicherò fra qualche giorno), appunto su come scoprire le copie. Per ragioni statistiche, ho usato come base di partenza il mio articolo più letto, e poco dopo ho scoperto questo (Via Freezepage, per non regalare altri clic) . Che dire? Almeno hanno fatto lo sforzo di aggiungere al mio articolo una chiusa diversa! Per il resto, come si dice, trova le differenze.

Dopo essermi fatto una sana risata e aver brindato con il mio ego, che nel frattempo ha assunto una propria identità, mi sono chiesto come avrei potuto agire per rivendicare la mia proprietà intellettuale. Poi ci ho riflettuto.

Nel mondo del Web, se vi rubano un’opera, sia essa un articolo, alcune immagini, entrambi, o anche opere di ingegno più complesse e importanti di un semplice tutorial su Windows 8, c’è poco da fare. Certo, ci sono gli avvocati, le richieste, le lettere e i Cease and Desist, ma paradossalmente sono tutte cose che funzionano meglio se dall’altra parte c’è la buona fede. In questo caso, la copia è talmente evidente che lo è anche l’assenza di buona fede (non ha nemmeno cambiato i link!). E poi, onestamente, quale crociata di questo piffero è minacciare le vie legali per una inezia del genere? Molto meglio approfittarne per trasformarlo in un caso studio, e lasciare alla bontà di chi mi leggerà eventuali considerazioni, tanto più che nel freezepage c’è il rifermento al profilo blogger del copiatore.

Molto meglio una strategia basata sull’arguzia. Ho provato a lasciare un commento ringraziando e indicando l’articolo originale, ma non ha funzionato. Così, uso questo articolo come caso studio, mi ci faccio una sana risata, arricchisco il mio neonato blog e ho un caso studio in più da raccontare. Come benefit, ho la dimostrazione che gli strumenti che sto testando per il prossimo articolo funzionano.

Morale: “Non ho progetti, cogliere l’opportunità è il mio progetto” e “Non ho principi, l’adattabilità alle cose, ecco il mio principio“. Chi vive di un lavoro come la gestione di contenuti, chi si occupa del content marketing di una o più realtà online, chi scrive quotidianamente contenuti editoriali, deve saper vivere anche di quello che trova per strada. Anche trasformando un apparente problema in un’opportunità.

Con queste premesse, copiatemi pure ogni giorno ;)

Iniziamo!

Insisto dal 1999, ogni volta mi areno immancabilmente dopo qualche mese o settimana. Perché questa volta dovrebbe essere diverso?
Francamente, ancora non lo so. Ma in qualche misura sento che è nuovamente il momento di scrivere anche per me stesso. Chi mi conosce, e presumo che chi in qualche modo atterrerà su queste pagine mi conosca, sa che mi occupo principalmente di due cose: insegnare, un lavoro che mi appassiona da quasi quindici anni, e scrivere.
Quello che faccio oggi si chiama content marketing, ma in realtà è una disciplina vecchia almeno quanto il concetto stesso di pubblicità: aiuto le aziende e le persone a raccontarsi.
Oggi la gestione dei contenuti si applica soprattutto al Web, ma non è sempre stato così, e probabilmente il content marketing non coinvolgerà mai un solo media. Però è una disciplina che mi affascina, e visto che per una volta posso dire davvero e con cognizione di causa che lo faccio da prima che fosse cool, ho deciso di raccontare un po’ delle mie esperienze e di quello che si dice in giro per il mondo.
In altre parole, e a questo punto lo sto scrivendo come promemoria, destinato a rimanere drammaticamente inatteso, se mi conosco almeno un po’, nei prossimi mesi qui si parlerà di:

  • Content marketing (o gestione dei contenuti, per chi preferisce l’italiano)
  • Insegnamento, divulgazione
  • Qualcuna delle mie passioni
  • E naturalmente, non sarebbe un blog se di tanto in tanto non uscisse qualche rant, ma fa parte dei giochi.

A risentirci… presto?